Archivi autore: Gino Buzzanga

Lavoro: sempre più donne dirigenti, +8,1% nel 2023

Lo rivela l’ultimo Report Donne sui manager privati, elaborato da Manageritalia sugli ultimi dati ufficiali resi disponibili dall’Inps: nell’ultimo anno le donne in posizioni dirigenziali hanno segnato un +8,1%. 

Le donne sono sempre più protagoniste del mondo del lavoro e della managerialità italiana. Anche grazie al ricambio generazionale, che vede le dirigenti donne essere il 39% tra gli under35. E tra i quadri, anticamera della dirigenza, le donne sono già il 32% in assoluto e il 40% tra gli under35. A fronte di aumento complessivo dei manager, pari al +3,8%, oggi in Italia le donne dirigenti sono il 21,4%: nel 2008 erano il 12,2%. In pratica sono aumentate del 92%.

“Un segnale concreto del superamento degli stereotipi”

Quanto ai settori, le donne dirigenti sono maggiori nel terziario (25,4%) rispetto all’industria (15,9%), nelle aree più sviluppate del Paese, e nelle aziende più grandi e strutturate con una valida presenza e gestione manageriale.

“L’aumento delle donne manager nelle imprese italiane rappresenta un progresso culturale e sociale, un concreto segnale del superamento degli stereotipi che spesso hanno limitato le opportunità delle donne nel mondo del lavoro e del management aziendale – commenta il Presidente di Manageritalia Mario Mantovani -. La strada da fare per una vera parità di genere è ancora lunga, ma questi numeri dimostrano come siamo sulla giusta direzione. È interesse di tutti, anche perché le aziende con donne ai vertici performano meglio”.

Terziario, sanità, servizi d’informazione i settori più “rosa”

L’incremento dei manager, e in particolar modo della componente femminile, è visibile in tutti gli ambiti economici italiani. A cominciare dal terziario, che segna un complessivo aumento dei manager del +5,3% (donne +8,5%).
Ottimi risultati anche per i comparti delle sanità e assistenza sociale, con un +18.3% totale con le donne che raggiungono il +20,2%.

Significativo l’incremento femminile anche nel settore dei servizi d’informazione e nella comunicazione d’impresa, che fanno segnare un + 10,5% rispetto al totale dei nuovi manager, che si ferma al +6,5%.
Tra i settori più lenti a percepire il cambiamento in atto c’è l’industria, che vede solo un +7.1% di nuove manager e in incremento manageriale complessivo del +1,8%.
In negativo il comparto dell’istruzione e dell’insegnamento, con un calo complessivo del -34,6% e addirittura – 48% per le donne.

In Sicilia, Lazio, Puglia, Molise, Lombardia più donne al comando

La crescita dei dirigenti coinvolge quasi tutte le regioni, riporta Adnkronos, con la sola eccezione di Trentino-Alto Adige (-1,8%), Molise (-1,4%), Campania (-1,5%) e Calabria (-5,3%).
Crescono di più, oltre a Puglia (+21,2%) e Valle d’Aosta (+7,2%), proprio le regioni più managerializzate, Lazio (+5,2%) e Lombardia (+5%).

La Regione con la percentuale più elevata di donne in posizioni dirigenziali è la Sicilia (28%), seguita da Lazio (27,6%), Puglia (24%), Molise (23,1%) e Lombardia (23,3%).
Agli ultimi tre posti Trentino-Alto Adige (10,9%), Umbria (13%) e Friuli-Venezia Giulia (13,6%).

Perchè i cyber-attacchi ai dispositivi mobili sono aumentati di oltre il 50% nel 2023?

Nel 2023 si è registrato un preoccupante aumento degli cyber attacchi ai dispositivi mobili, con un totale di circa 33,8 milioni di reati. Si tratta  di un incremento del 52% rispetto all’anno precedente. L’adware si è rivelato la minaccia più diffusa, rappresentando il 40,8% di tutte le minacce rilevate. Durante il Mobile World Congress, Kaspersky ha presentato un’analisi annuale sul panorama delle minacce rivolte ai dispositivi mobili, evidenziando la crescente diffusione dei rischi per la sicurezza mobile. 

L’adware è la minaccia principale

L’adware è stato identificato come la minaccia principale per i dispositivi mobili, e costituisce il 40,8% di tutti i reati informatici verso questa tipologia di device. I Trojan bancari hanno registrato un calo nei pacchetti di installazione, passando a 153.682 dopo il forte aumento rilevato l’anno precedente.

Pericoli negli app store?

Le minacce mobile vengono distribuite dai criminali informatici attraverso app store, sia ufficiali sia non. Nel 2023, sono state individuate numerose applicazioni dannose su Google Play. Uno degli aspetti più comuni dell’anno sono state le false app di investimento che si basavano su tattiche di social engineering per ottenere dati personali dagli utenti, soprattutto numeri di telefono e nomi completi, che venivano poi aggiunti ai database utilizzati per le frodi telefoniche. Le mod malevole di Whatsapp e Telegram, progettate per rubare i dati degli utenti, sono un altro vettore di attacco molto diffuso.

Anton Kivva, esperto di sicurezza mobile di Kaspersky, ha commentato l’incremento delle attività malware e riskware per Android nel 2023, sottolineando l’importanza di implementare misure di sicurezza.

Implementare la sicurezza

Kaspersky suggerisce alcune precauzioni per proteggersi da queste minacce. Scaricare le applicazioni solo dagli store ufficiali come Apple App Store, Google Play o Amazon Appstore. Le app di questi siti non sono sicure al 100% ma almeno vengono controllate dai responsabili dello store e c’è un sistema di filtraggio: non tutte le app riescono ad accedervi. Controllare le autorizzazioni delle app che si utilizzano e riflettere attentamente prima di autorizzare un’app, soprattutto quando si tratta di autorizzazioni ad alto livello di rischio come i servizi di accessibilità. Ad esempio, l’unica autorizzazione di cui ha bisogno un’app per la torcia è quella per l’accensione (che non comporta nemmeno l’accesso alla fotocamera).

Installare una soluzione di sicurezza affidabile che permette di rilevare app e adware dannosi prima che inizino a causare problemi sui dispositivi. Aggiornare sempre il sistema operativo e le applicazioni importanti, molti problemi di sicurezza possono essere risolti installando versioni aggiornate del software.

Gli italiani? Totalmente pet-friendly: come curano i loro animali da compagnia?

Un amico a a quattrozampe è per sempre. E per sempre ha diritto ad avere cure e attenzioni. Ne sono convinti gli italiani che, di anno in anno, si rivelano sempre più pet friendly. A confermare questa tendenza è il Rapporto Assalco Zoomark 2023, rilasciato in occasione della Giornata Mondiale del Gatto, che certifica l’attenzione crescente degli italiani verso la cura e l’alimentazione dei loro amici pelosi. Ma non solo: fornisce anche un’occasione per riflettere sull’aumento della popolarità degli animali domestici nel paese. 

Nelle famiglie italiane vivono circa 65 milioni di animali d’affezione

i dati parlano chiarissimo. Secondo dati recenti, dal 2015 al 2022, il numero di famiglie italiane che ha accolto più di un animale da compagnia è quasi raddoppiato, passando dal 9,9% al 17,2%. Nel 2023, circa 65 milioni di animali, di cui quasi 9 milioni di cani e 10 milioni di gatti, fanno parte delle famiglie italiane.

Un prezioso antidoto contro la solitudine

Nonostante le sfide economiche del 2022, il benessere degli animali domestici è rimasto una priorità per molte famiglie italiane. Oggi, oltre il 40% delle famiglie italiane ha almeno un animale domestico, sottolineando il valore crescente della relazione con gli animali d’affezione. I pets contribuiscono a uno stile di vita attivo, alleviano lo stress e offrono un prezioso antidoto contro la solitudine.

La cura di Micio e Fido passa dall’online

In occasione della Giornata Nazionale del Gatto, Trovaprezzi.it ha esaminato il settore dei prodotti per animali da compagnia, confermando la tendenza positiva che si osserva da diversi anni anche online. Nel 2023, le ricerche complessive sul comparatore hanno sfiorato la quota di 6 milioni e 240 mila, registrando un aumento del 6% rispetto al 2022. La maggior parte delle ricerche si concentra su alimenti (oltre 2 milioni e 900 mila) e articoli veterinari (oltre 2 milioni e 450 mila), rappresentando complessivamente l’86% del totale.

Le donne le più attive per il benessere di Micio e Fido

Interessante notare che le donne sono le principali ricercatrici di prodotti per animali domestici, rappresentando il 56,5% del totale, con una predominanza nelle categorie alimenti (55,4%) e abbigliamento (57,9%). Le fasce d’età più attive nelle ricerche sono comprese tra i 25 e i 44 anni, con il 31,5% e il 29,2% rispettivamente.

Per quanto riguarda le regioni più attive nelle ricerche, la Lombardia si posiziona al primo posto con il 28,7%, seguita dal Lazio (14,5%), Emilia-Romagna (8%), Piemonte (7,2%), Toscana e Campania (6,5%). La crescente affinità degli italiani con i loro animali da compagnia si riflette chiaramente nella ricerca online di prodotti dedicati a garantire il benessere e la felicità dei loro amici a quattro zampe.

Mercato Tech: il 2023 si chiude con un calo del -6,4%

Dopo un 2022 leggermente negativo (-2,7%), secondo i dati GfK Market Intelligence il mercato italiano della Tecnologia di consumo ha chiuso il 2023 con una flessione più marcata del fatturato, il -6,4%, per un valore complessivo del mercato pari a 16 miliardi di euro a fine anno.
Il trend è leggermente più negativo se si analizzano i volumi venduti. In questo caso, il calo è stato del -7,3% rispetto al 2022.

Insomma, quello da poco concluso è stato un anno difficile per il mercato della Tecnologia di consumo.
Secondo i dati GfK, il trend negativo interessa sia i punti vendita tradizionali sia il canale online. Tra i principali comparti, gli unici a crescere sono il Grande Elettrodomestico e il Piccolo Elettrodomestico.

La crisi della domanda colpisce le vendite online e tradizionali

Il settore Tech sta vivendo una fase di rallentamento della domanda, dovuto sia all’effetto saturazione sia alle preoccupazioni dei consumatori legate a carovita e crisi internazionali. Ma se si confrontano i dati con quelli del 2019 il 2023 registra un aumento di fatturato del +8,3%.
La negatività riguarda sia le vendite effettuate sui canali tradizionali, diminuite del -7,1% rispetto al 2022 sia quelle effettuate sul canale online, anche se in maniera più limitata. In questo caso, il calo è stato del -4,4% a valore.

A fine anno le vendite online sono arrivate a pesare il 26,8% del mercato Tech nel suo complesso. Un dato sostanzialmente stabile rispetto al 2022, quando pesavano per il 26,2%. E seppure in crescita, il peso delle vendite online in Italia rimane tra i più bassi in Europa.

Elettronica di Consumo addirittura a -28,7%

La contrazione delle vendite riguarda quasi tutti i comparti della Tecnologia di consumo. Fanno eccezione solo il Grande Elettrodomestico (+3%) e il Piccolo Elettrodomestico (+0,3%), che rimangono in area positiva.
Registra un calo del -2,2% a valore la Telefonia, che si conferma come il settore più importante per giro d’affari generato.

Il comparto più negativo in assoluto è quello dell’Elettronica di Consumo, che registra una contrazione del -28,7%.
Dopo la forte crescita del 2021 e del 2022 dovute allo switch-off, il 2023 conferma quindi il rallentamento della domanda per questi prodotti. Ma il trend negativo riguarda anche il settore dell’Information Technology/Office e il Photo, che chiudono l’anno con un calo delle vendite rispettivamente del -8,6% e del -6,9% a valore.

La vera sfida del 2024 sarà l’introduzione sempre più massiccia dell’AI

Nel corso del 2023 ha visto un leggero calo delle vendite anche l’Home Comfort (-2,8%), un comparto che nel 2022 aveva registrato performance particolarmente positive (+25,3% a valore rispetto all’anno precedente), ma che nel 2023 ha pagato una stagione estiva concentrata nei soli mesi di luglio e agosto.

La vera sfida nel 2024 sarà l’introduzione sempre più massiccia dell’Intelligenza Artificiale in molti settori della Tecnologia di consumo, con la speranza che queste innovazioni possano dare un impulso positivo al mercato.

Precompilata IVA: quali sono le novità per il 2024?

Anche nel 2024 continua la sperimentazione della precompilata IVA iniziata nel 2021. Sulla base dei dati acquisiti con le fatture elettroniche, i corrispettivi telematici e le comunicazioni delle operazioni transfrontaliere, l’Agenzia delle Entrate elabora la cosiddetta precompilata IVA.

Il futuro del Fisco prevede l’utilizzo e l’elaborazione delle informazioni a disposizione dell’Amministrazione finanziaria per arrivare a procedure pronte all’uso. In questa direzione si inserisce la sperimentazione che riguarda i documenti IVA, estesa a una platea di soggetti sempre più ampia.

Di fatto, le imprese e i professionisti interessati, così come gli intermediari, potranno contare su un panorama sempre più ricco di servizi online.
Gli aggiornamenti sul percorso della precompilata IVA arrivano dall’Agenzia delle Entrate con il provvedimento numero 11806 del 19 gennaio 2024.

Una platea di quasi 2 milioni e mezzo di professionisti e imprese

La decisione di prolungare anche al 2024 il periodo di sperimentazione nasce dall’esigenza di “consolidare e arricchire i dati precompilati della platea già individuata, considerato che la stessa riguarda circa 2,4 milioni di soggetti IVA”, si legge in una nota dell’Agenzia.

Le bozze dei registri IVA mensili, delle LIPE (comunicazioni delle liquidazioni periodiche), della dichiarazione annuale nonché i prospetti riepilogativi su base mensile e trimestrale risultano accessibili online a operatori, soggetti passivi IVA residenti e stabiliti in Italia, con liquidazione trimestrale. O a coloro che applicano uno specifico metodo per la determinazione dell’IVA ammessa in detrazione, come produttori agricoli o agriturismi.

Dal 1° gennaio prende forma un nuovo servizio online

A partire dalle operazioni effettuate dal 1° gennaio 2024, su cui si baseranno le elaborazioni dell’Agenzia, prende forma un nuovo servizio online legato alla precompilata che permette a imprese e professionisti interessati di scaricare in forma massiva determinati documenti.
In particolare, bozze dei registri IVA mensili, prospetti riepilogativi IVA su base mensile e trimestrale, bozze delle comunicazioni delle liquidazioni periodiche, bozza della dichiarazione IVA annuale.

Da un lato, quindi, si consolidano e si arricchiscono i dati da inserire nella precompilata IVA, dall’altro crescono i servizi online a disposizione.
Il nuovo strumento web, già disponibile per i file di fatture elettroniche, corrispettivi ed elenchi relativi all’imposta di bollo, è accessibile anche da parte degli intermediari a cui si affidano gli operatori IVA interessati.

“Andare incontro alle richieste delle associazioni di categoria”

I dati che si ottengono in via automatica potranno essere importati nei sistemi gestionali o utilizzati per un confronto con le informazioni a disposizione di imprese, professionisti e intermediari.
La nuova funzionalità viene introdotta anche per recepire le richieste provenienti dalle associazioni di categoria per una maggiore integrazione con i sistemi gestionali.

Inoltre, anche le specifiche tecniche del tracciato delle fatture elettroniche utilizzabili a partire dal 1° febbraio 2024 avranno un impatto sui documenti IVA precompilati.
I soggetti che adottano il regime speciale riferito alle attività agricole, infatti, potranno inserire informazioni utili all’Agenzia per calcolare l’ammontare dell’IVA a credito da riportare negli stessi documenti.

Il nomadismo digitale in Italia nel 2023

Può il nomadismo digitale contribuire a ridurre il divario economico e sociale, attraendo professionisti e talenti nei piccoli centri e nelle aree interne del nostro Paese? In che modo i lavoratori da remoto e i nomadi digitali possono contribuire a sostenere un reale processo di rilancio e di sviluppo per l’Italia?

Risponde il Rapporto Annuale sul Nomadismo Digitale in Italia nel 2023, realizzato dall’Associazione Italiana Nomadi Digitali ETS con patrocinio dell’Assessorato al Turismo, Sviluppo e Impresa Turistica della Regione Puglia, il supporto economico di Wind Tre e il contributo di Tribyou, Borgo Novus e Vivere di Turismo Business School.
L’obiettivo del Rapporto, che si focalizza sulle opportunità e sugli impatti economici, sociali e ambientali derivanti dal lavoro da remoto e dal nomadismo digitale sulle comunità locali, è proprio quello di accrescere la consapevolezza e la conoscenza del fenomeno del nomadismo digitale nostro Paese. 

“Il lavoro da remoto non è solo un modo diverso di lavorare”

“Chi oggi pensa che il lavoro da remoto sia solo un modo diverso di lavorare si sbaglia profondamente – commenta Alberto Mattei, Presidente dell’Associazione Italiana Nomadi Digitali -. Il lavoro da remoto sta generando la più grande rivoluzione della stanzialità umana. Ci troviamo di fronte a una straordinaria opportunità, quella di attrarre lavoratori da remoto, professionisti e talenti nei piccoli centri e nelle aree interne del nostro Paese. Un processo che se gestito correttamente può generare un impatto positivo nelle comunità locali, contribuendo attivamente a ridurre il divario economico, sociale e territoriale in Italia”.

Valorizzare i territori attraendo talenti e professionisti

Come valorizzare, quindi, i nostri territori attraverso l’attrazione di lavoratori da remoto, professionisti, e più in generale talenti, nei piccoli centri e nelle aree interne del nostro Paese?

Il report suggerisce la collaborazione tra istituzioni, enti di ricerca e soggetti pubblici e privati. La cooperazione è vista come l’elemento chiave per sviluppare progetti efficaci che rispondano ai bisogni dei nomadi digitali e alle esigenze delle comunità locali.

Il progetto Borghi Connessi e l’innovazione sociale e digitale in Puglia

Wind Tre nel 2021 ha lanciato il progetto Borghi Connessi, con l’obiettivo di accompagnare la crescita dei piccoli Comuni italiani grazie a connettività e tecnologie smart. Secondo Alberto Pietromarchi, Wholesale Director e Sustainability Ambassador della società, “Il fenomeno dei nomadi digitali può riportare i piccoli borghi italiani in una posizione più centrale rispetto alla società italiana e stimolare la loro crescita economica e sostenibile“.
Gianfranco Lopane, assessore Turismo, Sviluppo e Impresa turistica Regione Puglia, aggiunge: “Le nostre comunità, fulcro di un percorso regionale di innovazione sociale e digitale, sono sempre più pronte ad accogliere chi da ‘turista’ diventa concittadino temporaneo e sceglie la Puglia come meta di viaggio, lavoro o anche di vita”.

Nuove aliquote Irpef dal 1° gennaio 2024: chi ne beneficia?

Novità in arrivo sotto il profilo fiscale. Come anticipato, a partire dal 1° gennaio 2024, entreranno in vigore le nuove aliquote dell’Irpef, portando significative modifiche al panorama delle tasse a cui sono sottoposti gli italiani. Una delle principali novità riguarda l’accorpamento del primo e secondo scaglione di reddito sotto un’unica aliquota del 23%.
Questo cambiamento impatterà non solo sull’importo delle tasse, ma avrà anche effetti sulle detrazioni da lavoro dipendente e pensione.

Equiparazione delle detrazioni: 1.955 euro per lavoratori subordinati

Una rilevante modifica riguarda l’equiparazione delle detrazioni da lavoro dipendente con quelle da pensione. A partire dal prossimo anno, le detrazioni per i lavoratori subordinati aumentano da 1.880 euro a 1.955 euro, allineandosi a quanto precedentemente previsto solo per i percettori di redditi da pensione.
Il cambiamento implica un adeguamento della no tax area, che passerà dagli attuali 8.174 euro a 8.500 euro. La no tax area rappresenta il reddito al di sotto del quale non è dovuta alcuna imposta, considerando le detrazioni spettanti.

Effetti sul bonus Renzi e la platea dei beneficiari

L’incremento delle detrazioni influenza anche l’ex bonus Renzi, in particolare per i redditi fino a 15.000 euro. Tuttavia, per accedere al bonus, sarà necessario che l’imposta dovuta superi le detrazioni spettanti, riservando il beneficio solo a chi presenta una capienza fiscale.
Per evitare variazioni nella platea dei beneficiari, è stata implementata una modifica nel calcolo del bonus 100 euro in busta paga.

Modifica al calcolo per redditi fino a 15.000 euro

La regola generale del diritto al bonus rimane invariata, ma con una piccola variazione. Per redditi fino a 15.000 euro, il bonus sarà concesso quando l’imposta dovuta supera le detrazioni spettanti (fissate a 1.955 euro per il 2024), a cui viene sottratto un importo di 75 euro, proporzionato ai giorni effettivi di lavoro. Questa variazione mantiene l’importo della detrazione a 1.880 euro, assicurando che, nonostante le nuove aliquote Irpef e l’aumento delle detrazioni, la platea dei beneficiari dell’ex bonus Renzi rimanga inalterata.
Ciò evita il rischio che coloro con un reddito compreso tra gli 8.174 euro e gli 8.500 euro si trovino con una busta paga decurtata di 100 euro, considerando la mancanza di capienza fiscale a partire dal prossimo anno.

Le tre aliquote

Dal 2024,  quindi, le le nuove aliquote Irpef saranno tre. Si suddividono come segue: 23% per i redditi fino a 28.000 euro; 35% per i redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro; 43% per i redditi che superano la soglia dei 50.000 euro.

La tecnologia “corre”: quali sono le 12 professioni del futuro?

Se potessimo viaggiare avanti nel tempo come Marty McFly del celebre film “Ritorno al Futuro”, probabilmente ci troveremmo di fronte a professioni emergenti o addirittura inesistenti, destinate a diventare cruciali grazie alla profonda rivoluzione tecnologica in corso.
A questo proposito arriva la ricerca “Stranger Skills” di PHD Media, agenzia di comunicazione e marketing di Omnicom Media Group, che ha delineato 12 professioni del futuro, coinvolgendo marketer, responsabili delle risorse umane, head hunter e futuri professionisti del settore.

Lavori che oggi… non ci sono

La Chief Strategy Officer di PHD Italy, Daniela Della Riva, spiega che la ricerca ha cercato di suscitare interesse per professioni che potremmo trovare in un futuro annuncio di lavoro, professioni che potremmo non riconoscere oggi. La Singularity University, una comunità globale di apprendimento e innovazione, ha contribuito a delineare possibili evoluzioni nel mondo del lavoro.
Le professioni del futuro identificate comprendono il “Machine Learning Creative Producer” che, attraverso software innovativi, sviluppa rapidamente e automaticamente nuove creatività, riducendo i tempi di produzione. Il “Creator Collaborator” lavora con creator e influencer per promuovere il brand utilizzando tecnologie avanzate di comunicazione ed e-commerce.
Il “Conversational AI Developer” crea comunicazioni interattive utilizzando diverse tecnologie, consentendo agli utenti di interagire direttamente con personaggi pubblicitari.

Nuovi ruoli nel settore e-commerce

Nel campo del commercio elettronico emergono figure come il “Game Commerce Expert” che sviluppa e-commerce all’interno di piattaforme di gioco online, mentre il “Video Commerce Specialist” si occupa di connettersi e vendere prodotti attraverso ambienti video.
Nel settore della consulenza, il “Consulting-Advisory” sviluppa prodotti di consulenza preconfezionati per le aziende, mentre il “Technology Orchestration Professional” collega attività diverse attraverso diverse tecnologie.

Sostenibilità ed etica sono aree strategiche

Le competenze legate alla sostenibilità, etica e inclusione diventano sempre più cruciali, con figure come il “Sustainability Manager” che monitora gli impatti ambientali e sociali delle attività aziendali, e il “Diversity, Equity & Inclusion Manager” responsabile di promuovere la diversità e l’inclusione nell’organizzazione.

Daniela Della Riva conclude sottolineando che il cambiamento non riguarda solo la tecnologia ma richiede anche risposte alle sfide etiche, di sostenibilità e inclusione. La formazione continua è fondamentale per preparare i professionisti a abbracciare il futuro con audacia e competenza, integrando competenze creative, tecnologiche e umanistiche.

Generazione Z: i falsi miti sui consumi svelati dal think tank

A svelare il ‘profondo fraintendimento’ tra quello che i nati fra il 1997 e il 2012 ‘sono’ realmente e ciò che pensano di loro adulti e aziende, è l’analisi del think tank Zelo. Un esempio? Il luogo comune più ripetuto del 2023 è ‘la Generazione Z è sostenibile e salverà il mondo’. Ma è davvero così?
“Questa generazione – spiegano gli esperti di Zelo – è nata in un mondo già esaurito, consumato e ferito dalle generazioni precedenti, ed è sicuramente pronta a difendere la causa, ma non disposta a scendere in campo con azioni concrete”.

Insomma, irriverenti, incoerenti, fragili ma trascinatori, gli 8,9 milioni i di giovanissimi GenZ influenzano famiglie, aziende e istituzioni. E stanno influenzando anche le nostre abitudini, i nostri consumi e il nostro modo di vivere. Ma soprattutto sono sostenibili ‘per fare bella figura’.

Non vogliono pagare i debiti delle generazioni precedenti

I ragazzi della GeneZ, “vogliono occupare lo spazio in modo nuovo, non vogliono pagare i debiti lasciati in eredità dalle generazioni precedenti – continuano gli analisti -. Se i loro genitori e nonni cercavano modelli fissi in cui riconoscersi, i nati dopo il 1997 hanno la decostruzione come presupposto: vogliono verità senza filtri, se non quelli di TikTok”.

Cecilia Nostro, Founder di Zelo, ammette: “Sono rimasta affascinata dalle sfumature della GenZ e da anni, ogni giorno, cerco di decifrarla con passione, pazienza e audacia, per risolvere il fraintendimento che blocca l’ingranaggio generazionale sulla base del quale si erge l’equilibrio della società”.

Difficile rinunciare allo shopping natalizio

E così, dopo Black Friday e Cyber Monday, la GenZ sta per affrontare la corsa ai regali natalizi. Ma in termini di sostenibilità, e in uno dei periodi dell’anno a maggior impatto, se da un lato questi ragazzi sembrano essere impegnati nella lotta al cambiamento climatico e ad arginarne le conseguenze, dall’altro Zelo mostra uno scenario diverso.

Solo un timido 15% del campione intervistato dichiara di sentirsi davvero, e concretamente, sostenibile nei propri comportamenti e nelle proprie scelte.
Un 17% di giovani GenZ, invece, ammette che il proprio impegno a riguardo si ferma nel fare la raccolta differenziata, e il 33% afferma di non sentirsi sostenibile come tutti sembrano pensare.

“Che ci possiamo fare?”

Il rimanente 35% si ritiene consapevole e informato, ma poi si chiede, “cosa possiamo fare?”.
Insomma, riporta Adnkronos, analizzando i comportamenti di acquisto della GenZ emerge come soltanto se colti alla sprovvista, e per non fare brutta figura, i giovanissimi cercano di adeguarsi all’immagine che genitori, tv e giornali hanno di loro. Ovvero, la generazione di ‘quelli impegnati a salvare il mondo’.

Al contrario, i loro comportamenti quotidiani non sembrano offrire conferme alla tesi, anzi: i grandi fan del fast fashion sono proprio loro.

RC auto e moto, perchè così tante truffe?

In soli 12 mesi, oltre 2,3 milioni di italiani hanno subito una truffa o un tentativo nel settore delle assicurazioni Rc auto o moto, registrando un aumento del 300% rispetto all’anno precedente, con danni stimati a quasi 700 milioni di euro. Questi dati emergono da un’indagine commissionata da Facile.it a mUp Research e Norstat.

Andrea Ghizzoni, Managing Director Insurance di Facile.it, spiega che l’incremento significativo delle frodi potrebbe essere correlato agli aumenti delle tariffe assicurative, spingendo automobilisti e motociclisti a cercare risparmi, non sempre in modo sicuro. Così, oltre al danno, pure la beffa.

Il premio medio per una macchina? Aumentato del 31,5% in un anno

Nel corso di 12 mesi, il premio medio per assicurare un veicolo a quattro ruote in Italia è cresciuto del 31,5%, raggiungendo i 610,87 euro, mentre quello per le due ruote è salito del 41,4%, arrivando a 572,97 euro.

Gli italiani desiderano risparmiare, ma i truffatori sfruttano questa esigenza, facendo cadere le persone in trappole insidiose. Ghizzoni suggerisce che seguendo accorgimenti semplici, è possibile difendersi dalle frodi e beneficiare dei numerosi canali per risparmiare sulle assicurazioni auto e moto, muovendosi in piena sicurezza.

Danno procapite di 287 euro

L’indagine rivela che le truffe Rc auto o moto hanno comportato una perdita complessiva di quasi 700 milioni di euro, con un danno medio per ogni vittima di circa 287 euro. Il web è stato il canale più utilizzato, con il 42% dei casi che ha avuto inizio tramite falsi email che rimandano a siti clonati. I tentativi attraverso falsi call center sono raddoppiati al 23%.

Altri strumenti comuni includono SMS (21%), porta a porta (20%), social network (9%) e app di messaggistica istantanea (8%). Gli intervistati con un’età tra i 25 e i 34 anni sono la categoria più colpita (9,1%), mentre le regioni del Sud e delle Isole sono quelle con la maggiore incidenza di truffe (6,8%).

La metà di chi subisce una truffa non denuncia

Inoltre, l’indagine rivela che quasi la metà delle vittime (48%) decide di non denunciare la frode. Le ragioni includono la volontà di non far sapere ai familiari/conoscenti (31,3%), il sentirsi ingenui (27,1%) o il danno economico ritenuto basso (20,8%).
La percentuale di chi non denuncia per la convinzione di non recuperare le perdite è diminuita dal 33,3% al 16,7%.