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Lavoro: sempre più donne dirigenti, +8,1% nel 2023

Lo rivela l’ultimo Report Donne sui manager privati, elaborato da Manageritalia sugli ultimi dati ufficiali resi disponibili dall’Inps: nell’ultimo anno le donne in posizioni dirigenziali hanno segnato un +8,1%. 

Le donne sono sempre più protagoniste del mondo del lavoro e della managerialità italiana. Anche grazie al ricambio generazionale, che vede le dirigenti donne essere il 39% tra gli under35. E tra i quadri, anticamera della dirigenza, le donne sono già il 32% in assoluto e il 40% tra gli under35. A fronte di aumento complessivo dei manager, pari al +3,8%, oggi in Italia le donne dirigenti sono il 21,4%: nel 2008 erano il 12,2%. In pratica sono aumentate del 92%.

“Un segnale concreto del superamento degli stereotipi”

Quanto ai settori, le donne dirigenti sono maggiori nel terziario (25,4%) rispetto all’industria (15,9%), nelle aree più sviluppate del Paese, e nelle aziende più grandi e strutturate con una valida presenza e gestione manageriale.

“L’aumento delle donne manager nelle imprese italiane rappresenta un progresso culturale e sociale, un concreto segnale del superamento degli stereotipi che spesso hanno limitato le opportunità delle donne nel mondo del lavoro e del management aziendale – commenta il Presidente di Manageritalia Mario Mantovani -. La strada da fare per una vera parità di genere è ancora lunga, ma questi numeri dimostrano come siamo sulla giusta direzione. È interesse di tutti, anche perché le aziende con donne ai vertici performano meglio”.

Terziario, sanità, servizi d’informazione i settori più “rosa”

L’incremento dei manager, e in particolar modo della componente femminile, è visibile in tutti gli ambiti economici italiani. A cominciare dal terziario, che segna un complessivo aumento dei manager del +5,3% (donne +8,5%).
Ottimi risultati anche per i comparti delle sanità e assistenza sociale, con un +18.3% totale con le donne che raggiungono il +20,2%.

Significativo l’incremento femminile anche nel settore dei servizi d’informazione e nella comunicazione d’impresa, che fanno segnare un + 10,5% rispetto al totale dei nuovi manager, che si ferma al +6,5%.
Tra i settori più lenti a percepire il cambiamento in atto c’è l’industria, che vede solo un +7.1% di nuove manager e in incremento manageriale complessivo del +1,8%.
In negativo il comparto dell’istruzione e dell’insegnamento, con un calo complessivo del -34,6% e addirittura – 48% per le donne.

In Sicilia, Lazio, Puglia, Molise, Lombardia più donne al comando

La crescita dei dirigenti coinvolge quasi tutte le regioni, riporta Adnkronos, con la sola eccezione di Trentino-Alto Adige (-1,8%), Molise (-1,4%), Campania (-1,5%) e Calabria (-5,3%).
Crescono di più, oltre a Puglia (+21,2%) e Valle d’Aosta (+7,2%), proprio le regioni più managerializzate, Lazio (+5,2%) e Lombardia (+5%).

La Regione con la percentuale più elevata di donne in posizioni dirigenziali è la Sicilia (28%), seguita da Lazio (27,6%), Puglia (24%), Molise (23,1%) e Lombardia (23,3%).
Agli ultimi tre posti Trentino-Alto Adige (10,9%), Umbria (13%) e Friuli-Venezia Giulia (13,6%).

Gli italiani? Totalmente pet-friendly: come curano i loro animali da compagnia?

Un amico a a quattrozampe è per sempre. E per sempre ha diritto ad avere cure e attenzioni. Ne sono convinti gli italiani che, di anno in anno, si rivelano sempre più pet friendly. A confermare questa tendenza è il Rapporto Assalco Zoomark 2023, rilasciato in occasione della Giornata Mondiale del Gatto, che certifica l’attenzione crescente degli italiani verso la cura e l’alimentazione dei loro amici pelosi. Ma non solo: fornisce anche un’occasione per riflettere sull’aumento della popolarità degli animali domestici nel paese. 

Nelle famiglie italiane vivono circa 65 milioni di animali d’affezione

i dati parlano chiarissimo. Secondo dati recenti, dal 2015 al 2022, il numero di famiglie italiane che ha accolto più di un animale da compagnia è quasi raddoppiato, passando dal 9,9% al 17,2%. Nel 2023, circa 65 milioni di animali, di cui quasi 9 milioni di cani e 10 milioni di gatti, fanno parte delle famiglie italiane.

Un prezioso antidoto contro la solitudine

Nonostante le sfide economiche del 2022, il benessere degli animali domestici è rimasto una priorità per molte famiglie italiane. Oggi, oltre il 40% delle famiglie italiane ha almeno un animale domestico, sottolineando il valore crescente della relazione con gli animali d’affezione. I pets contribuiscono a uno stile di vita attivo, alleviano lo stress e offrono un prezioso antidoto contro la solitudine.

La cura di Micio e Fido passa dall’online

In occasione della Giornata Nazionale del Gatto, Trovaprezzi.it ha esaminato il settore dei prodotti per animali da compagnia, confermando la tendenza positiva che si osserva da diversi anni anche online. Nel 2023, le ricerche complessive sul comparatore hanno sfiorato la quota di 6 milioni e 240 mila, registrando un aumento del 6% rispetto al 2022. La maggior parte delle ricerche si concentra su alimenti (oltre 2 milioni e 900 mila) e articoli veterinari (oltre 2 milioni e 450 mila), rappresentando complessivamente l’86% del totale.

Le donne le più attive per il benessere di Micio e Fido

Interessante notare che le donne sono le principali ricercatrici di prodotti per animali domestici, rappresentando il 56,5% del totale, con una predominanza nelle categorie alimenti (55,4%) e abbigliamento (57,9%). Le fasce d’età più attive nelle ricerche sono comprese tra i 25 e i 44 anni, con il 31,5% e il 29,2% rispettivamente.

Per quanto riguarda le regioni più attive nelle ricerche, la Lombardia si posiziona al primo posto con il 28,7%, seguita dal Lazio (14,5%), Emilia-Romagna (8%), Piemonte (7,2%), Toscana e Campania (6,5%). La crescente affinità degli italiani con i loro animali da compagnia si riflette chiaramente nella ricerca online di prodotti dedicati a garantire il benessere e la felicità dei loro amici a quattro zampe.

Il nomadismo digitale in Italia nel 2023

Può il nomadismo digitale contribuire a ridurre il divario economico e sociale, attraendo professionisti e talenti nei piccoli centri e nelle aree interne del nostro Paese? In che modo i lavoratori da remoto e i nomadi digitali possono contribuire a sostenere un reale processo di rilancio e di sviluppo per l’Italia?

Risponde il Rapporto Annuale sul Nomadismo Digitale in Italia nel 2023, realizzato dall’Associazione Italiana Nomadi Digitali ETS con patrocinio dell’Assessorato al Turismo, Sviluppo e Impresa Turistica della Regione Puglia, il supporto economico di Wind Tre e il contributo di Tribyou, Borgo Novus e Vivere di Turismo Business School.
L’obiettivo del Rapporto, che si focalizza sulle opportunità e sugli impatti economici, sociali e ambientali derivanti dal lavoro da remoto e dal nomadismo digitale sulle comunità locali, è proprio quello di accrescere la consapevolezza e la conoscenza del fenomeno del nomadismo digitale nostro Paese. 

“Il lavoro da remoto non è solo un modo diverso di lavorare”

“Chi oggi pensa che il lavoro da remoto sia solo un modo diverso di lavorare si sbaglia profondamente – commenta Alberto Mattei, Presidente dell’Associazione Italiana Nomadi Digitali -. Il lavoro da remoto sta generando la più grande rivoluzione della stanzialità umana. Ci troviamo di fronte a una straordinaria opportunità, quella di attrarre lavoratori da remoto, professionisti e talenti nei piccoli centri e nelle aree interne del nostro Paese. Un processo che se gestito correttamente può generare un impatto positivo nelle comunità locali, contribuendo attivamente a ridurre il divario economico, sociale e territoriale in Italia”.

Valorizzare i territori attraendo talenti e professionisti

Come valorizzare, quindi, i nostri territori attraverso l’attrazione di lavoratori da remoto, professionisti, e più in generale talenti, nei piccoli centri e nelle aree interne del nostro Paese?

Il report suggerisce la collaborazione tra istituzioni, enti di ricerca e soggetti pubblici e privati. La cooperazione è vista come l’elemento chiave per sviluppare progetti efficaci che rispondano ai bisogni dei nomadi digitali e alle esigenze delle comunità locali.

Il progetto Borghi Connessi e l’innovazione sociale e digitale in Puglia

Wind Tre nel 2021 ha lanciato il progetto Borghi Connessi, con l’obiettivo di accompagnare la crescita dei piccoli Comuni italiani grazie a connettività e tecnologie smart. Secondo Alberto Pietromarchi, Wholesale Director e Sustainability Ambassador della società, “Il fenomeno dei nomadi digitali può riportare i piccoli borghi italiani in una posizione più centrale rispetto alla società italiana e stimolare la loro crescita economica e sostenibile“.
Gianfranco Lopane, assessore Turismo, Sviluppo e Impresa turistica Regione Puglia, aggiunge: “Le nostre comunità, fulcro di un percorso regionale di innovazione sociale e digitale, sono sempre più pronte ad accogliere chi da ‘turista’ diventa concittadino temporaneo e sceglie la Puglia come meta di viaggio, lavoro o anche di vita”.

Nuove aliquote Irpef dal 1° gennaio 2024: chi ne beneficia?

Novità in arrivo sotto il profilo fiscale. Come anticipato, a partire dal 1° gennaio 2024, entreranno in vigore le nuove aliquote dell’Irpef, portando significative modifiche al panorama delle tasse a cui sono sottoposti gli italiani. Una delle principali novità riguarda l’accorpamento del primo e secondo scaglione di reddito sotto un’unica aliquota del 23%.
Questo cambiamento impatterà non solo sull’importo delle tasse, ma avrà anche effetti sulle detrazioni da lavoro dipendente e pensione.

Equiparazione delle detrazioni: 1.955 euro per lavoratori subordinati

Una rilevante modifica riguarda l’equiparazione delle detrazioni da lavoro dipendente con quelle da pensione. A partire dal prossimo anno, le detrazioni per i lavoratori subordinati aumentano da 1.880 euro a 1.955 euro, allineandosi a quanto precedentemente previsto solo per i percettori di redditi da pensione.
Il cambiamento implica un adeguamento della no tax area, che passerà dagli attuali 8.174 euro a 8.500 euro. La no tax area rappresenta il reddito al di sotto del quale non è dovuta alcuna imposta, considerando le detrazioni spettanti.

Effetti sul bonus Renzi e la platea dei beneficiari

L’incremento delle detrazioni influenza anche l’ex bonus Renzi, in particolare per i redditi fino a 15.000 euro. Tuttavia, per accedere al bonus, sarà necessario che l’imposta dovuta superi le detrazioni spettanti, riservando il beneficio solo a chi presenta una capienza fiscale.
Per evitare variazioni nella platea dei beneficiari, è stata implementata una modifica nel calcolo del bonus 100 euro in busta paga.

Modifica al calcolo per redditi fino a 15.000 euro

La regola generale del diritto al bonus rimane invariata, ma con una piccola variazione. Per redditi fino a 15.000 euro, il bonus sarà concesso quando l’imposta dovuta supera le detrazioni spettanti (fissate a 1.955 euro per il 2024), a cui viene sottratto un importo di 75 euro, proporzionato ai giorni effettivi di lavoro. Questa variazione mantiene l’importo della detrazione a 1.880 euro, assicurando che, nonostante le nuove aliquote Irpef e l’aumento delle detrazioni, la platea dei beneficiari dell’ex bonus Renzi rimanga inalterata.
Ciò evita il rischio che coloro con un reddito compreso tra gli 8.174 euro e gli 8.500 euro si trovino con una busta paga decurtata di 100 euro, considerando la mancanza di capienza fiscale a partire dal prossimo anno.

Le tre aliquote

Dal 2024,  quindi, le le nuove aliquote Irpef saranno tre. Si suddividono come segue: 23% per i redditi fino a 28.000 euro; 35% per i redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro; 43% per i redditi che superano la soglia dei 50.000 euro.

Generazione Z: i falsi miti sui consumi svelati dal think tank

A svelare il ‘profondo fraintendimento’ tra quello che i nati fra il 1997 e il 2012 ‘sono’ realmente e ciò che pensano di loro adulti e aziende, è l’analisi del think tank Zelo. Un esempio? Il luogo comune più ripetuto del 2023 è ‘la Generazione Z è sostenibile e salverà il mondo’. Ma è davvero così?
“Questa generazione – spiegano gli esperti di Zelo – è nata in un mondo già esaurito, consumato e ferito dalle generazioni precedenti, ed è sicuramente pronta a difendere la causa, ma non disposta a scendere in campo con azioni concrete”.

Insomma, irriverenti, incoerenti, fragili ma trascinatori, gli 8,9 milioni i di giovanissimi GenZ influenzano famiglie, aziende e istituzioni. E stanno influenzando anche le nostre abitudini, i nostri consumi e il nostro modo di vivere. Ma soprattutto sono sostenibili ‘per fare bella figura’.

Non vogliono pagare i debiti delle generazioni precedenti

I ragazzi della GeneZ, “vogliono occupare lo spazio in modo nuovo, non vogliono pagare i debiti lasciati in eredità dalle generazioni precedenti – continuano gli analisti -. Se i loro genitori e nonni cercavano modelli fissi in cui riconoscersi, i nati dopo il 1997 hanno la decostruzione come presupposto: vogliono verità senza filtri, se non quelli di TikTok”.

Cecilia Nostro, Founder di Zelo, ammette: “Sono rimasta affascinata dalle sfumature della GenZ e da anni, ogni giorno, cerco di decifrarla con passione, pazienza e audacia, per risolvere il fraintendimento che blocca l’ingranaggio generazionale sulla base del quale si erge l’equilibrio della società”.

Difficile rinunciare allo shopping natalizio

E così, dopo Black Friday e Cyber Monday, la GenZ sta per affrontare la corsa ai regali natalizi. Ma in termini di sostenibilità, e in uno dei periodi dell’anno a maggior impatto, se da un lato questi ragazzi sembrano essere impegnati nella lotta al cambiamento climatico e ad arginarne le conseguenze, dall’altro Zelo mostra uno scenario diverso.

Solo un timido 15% del campione intervistato dichiara di sentirsi davvero, e concretamente, sostenibile nei propri comportamenti e nelle proprie scelte.
Un 17% di giovani GenZ, invece, ammette che il proprio impegno a riguardo si ferma nel fare la raccolta differenziata, e il 33% afferma di non sentirsi sostenibile come tutti sembrano pensare.

“Che ci possiamo fare?”

Il rimanente 35% si ritiene consapevole e informato, ma poi si chiede, “cosa possiamo fare?”.
Insomma, riporta Adnkronos, analizzando i comportamenti di acquisto della GenZ emerge come soltanto se colti alla sprovvista, e per non fare brutta figura, i giovanissimi cercano di adeguarsi all’immagine che genitori, tv e giornali hanno di loro. Ovvero, la generazione di ‘quelli impegnati a salvare il mondo’.

Al contrario, i loro comportamenti quotidiani non sembrano offrire conferme alla tesi, anzi: i grandi fan del fast fashion sono proprio loro.

RC auto e moto, perchè così tante truffe?

In soli 12 mesi, oltre 2,3 milioni di italiani hanno subito una truffa o un tentativo nel settore delle assicurazioni Rc auto o moto, registrando un aumento del 300% rispetto all’anno precedente, con danni stimati a quasi 700 milioni di euro. Questi dati emergono da un’indagine commissionata da Facile.it a mUp Research e Norstat.

Andrea Ghizzoni, Managing Director Insurance di Facile.it, spiega che l’incremento significativo delle frodi potrebbe essere correlato agli aumenti delle tariffe assicurative, spingendo automobilisti e motociclisti a cercare risparmi, non sempre in modo sicuro. Così, oltre al danno, pure la beffa.

Il premio medio per una macchina? Aumentato del 31,5% in un anno

Nel corso di 12 mesi, il premio medio per assicurare un veicolo a quattro ruote in Italia è cresciuto del 31,5%, raggiungendo i 610,87 euro, mentre quello per le due ruote è salito del 41,4%, arrivando a 572,97 euro.

Gli italiani desiderano risparmiare, ma i truffatori sfruttano questa esigenza, facendo cadere le persone in trappole insidiose. Ghizzoni suggerisce che seguendo accorgimenti semplici, è possibile difendersi dalle frodi e beneficiare dei numerosi canali per risparmiare sulle assicurazioni auto e moto, muovendosi in piena sicurezza.

Danno procapite di 287 euro

L’indagine rivela che le truffe Rc auto o moto hanno comportato una perdita complessiva di quasi 700 milioni di euro, con un danno medio per ogni vittima di circa 287 euro. Il web è stato il canale più utilizzato, con il 42% dei casi che ha avuto inizio tramite falsi email che rimandano a siti clonati. I tentativi attraverso falsi call center sono raddoppiati al 23%.

Altri strumenti comuni includono SMS (21%), porta a porta (20%), social network (9%) e app di messaggistica istantanea (8%). Gli intervistati con un’età tra i 25 e i 34 anni sono la categoria più colpita (9,1%), mentre le regioni del Sud e delle Isole sono quelle con la maggiore incidenza di truffe (6,8%).

La metà di chi subisce una truffa non denuncia

Inoltre, l’indagine rivela che quasi la metà delle vittime (48%) decide di non denunciare la frode. Le ragioni includono la volontà di non far sapere ai familiari/conoscenti (31,3%), il sentirsi ingenui (27,1%) o il danno economico ritenuto basso (20,8%).
La percentuale di chi non denuncia per la convinzione di non recuperare le perdite è diminuita dal 33,3% al 16,7%.

L’economia verde? Assicura più vantaggi rispetto ai costi

La transizione verso un’economia verde, decarbonizzata, circolare e rigenerativa offre vantaggi economici superiori ai costi associati ed è una straordinaria opportunità di sviluppo, innovazione e creazione di posti di lavoro. In particolare, la decarbonizzazione dell’economia italiana, nel periodo 2020-2030, comporta un costo annuale di 14,7 miliardi di euro.
Tuttavia, questo sforzo genera un risparmio diretto di 6,6 miliardi di euro all’anno e stimola un settore con un indotto che contribuisce con ben 53 miliardi di euro all’anno alle entrate statali, un valore notevolmente superiore a quello di molte leggi di bilancio.

430mila nuovi posti di lavoro entro il 2030

Gli investimenti nelle energie rinnovabili, con l’obiettivo di raggiungere una capacità di 123 GW entro il 2030, potrebbero generare la creazione di 430.000 nuovi posti di lavoro. Inoltre, l’adozione di pratiche circolari nella gestione dei rifiuti porterebbe a 97.000 nuovi posti di lavoro. Infine, investire nel ripristino degli ecosistemi, con una spesa di 261 milioni di euro, genererebbe un valore aggiunto 10 volte superiore. Questi dati emergono dalla 12ª edizione degli Stati Generali della Green Economy, a Rimini all’interno di Ecomondo, organizzata dal Consiglio Nazionale della Green Economy in collaborazione con il Mase e la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.
Secondo Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, la transizione ecologica, sebbene impegnativa e costosa, è in grado di generare benefici economici e sociali superiori ai costi. Ogni euro investito in questa transizione produce un valore positivo in termini economici e sociali.
Questa transizione non solo è necessaria per affrontare la crisi climatica ed ecologica ma rappresenta anche un’opportunità imperdibile per rilanciare in modo sostenibile l’economia italiana, che altrimenti sarebbe in stagnazione.

Quali “risparmi” se si attuassero appieno gli obiettivi di decarbonizzazione europei? 

Se si attuassero appieno gli obiettivi di decarbonizzazione europei entro il 2030, ci sarebbe un risparmio totale dei costi energetici ed delle emissioni di circa 66 miliardi di euro. Questo avrebbe un effetto moltiplicatore sulle attività economiche e sulle entrate statali, con un aumento delle entrate fiscali stimato a 529,5 miliardi di euro entro il 2030, a fronte di un investimento aggiuntivo di 147 miliardi di euro.

Inoltre, la piena circolarità economica porterebbe a una riduzione del 14,5% del consumo complessivo dei materiali entro il 2030 rispetto al 2020, con una diminuzione della quantità di rifiuti prodotti. Questo migliorerebbe notevolmente il tasso di riciclo, raggiungendo l’89,8% entro il 2030.

I benefici per l’ambiente (e per tutti)

Infine, un’economia rigenerativa implica il ripristino del capitale naturale danneggiato. Ciò comprende l’incremento dell’erosione del suolo, la trasformazione della copertura del suolo e la scomparsa della vegetazione naturale, che hanno causato perdite economiche significative. Tuttavia, l’Italia potrebbe beneficiare di circa 2,4 miliardi di euro dal ripristino degli ecosistemi, compensando i costi di intervento per la tutela ambientale.

In conclusione, la transizione verso un’economia sostenibile non solo è un obbligo per affrontare le sfide ambientali, ma rappresenta anche un’opportunità economica significativa con benefici a lungo termine per l’Italia.

Italia, clima pazzo: che effetto ha sugli elettrodomestici?

L’Italia è nella lista dei paesi più vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico, con il 75% delle abitazioni potenzialmente soggette a rischi per calamità naturali. Nel corso del 2023, la frequenza e l’intensità dei fenomeni meteorologici hanno registrato livelli inimmaginabili. Secondo il report di Legambiente, tra gennaio e maggio 2023, gli eventi climatici estremi hanno registrato un aumento del +135% rispetto allo stesso periodo del 2022.

I pericoli delle temperature eccessive

Il caldo eccessivo, ormai comune, porta con sé il rischio di sovraccarichi nella rete elettrica, con conseguenti blackout e sbalzi di tensione che danneggiano le apparecchiature collegate. Se si ha sottoscritto un’assicurazione ad hoc, la richiesta di risarcimento per danni elettrici è il primo passo verso la compensazione. Ma come questi eventi climatici estremi del 2023 hanno influenzato le richieste di risarcimento?

Aumentano le richieste di risarcimento per danni elettrici 

Secondo i dati di GfK Claim Manager, tra gennaio e giugno 2023, le richieste di risarcimento per danni elettrici sugli elettrodomestici sono cresciute del +15,6% rispetto allo stesso periodo del 2022. I mesi di maggio e giugno hanno visto i picchi più evidenti, con un +28% e un +44% di richieste rispetto all’anno precedente.

Gli elettrodomestici più colpiti

Tra le categorie di elettrodomestici, i televisori hanno registrato un aumento del +38% nelle richieste di risarcimento rispetto al 2022, seguiti da lavatrici (+4%) e frigoriferi (+7%). Le richieste relative ai danni alle caldaie a gas sono rimaste stabili (-0,8%), mentre le richieste di risarcimento per le lavastoviglie sono diminuite del -7%.

Andamento dei prezzi

GfK Claim Manager consente di monitorare anche l’andamento del prezzo medio degli elettrodomestici oggetto di richieste di risarcimento. Grazie alle informazioni sui prezzi di mercato, GfK può fornire uno strumento affidabile per migliorare l’efficienza del processo di liquidazione, considerando l’attuale contesto di elevata inflazione. I dati relativi ai primi sei mesi del 2023 mostrano un incremento del prezzo medio per le principali categorie di elettrodomestici oggetto di sinistri. In particolare, il prezzo medio delle lavatrici è aumentato del +14%, quello dei televisori del +11%, delle caldaie a gas del +10%, e delle lavastoviglie del +5%. In controtendenza, i frigoriferi hanno visto una riduzione del prezzo medio del -12% nel periodo analizzato.

Superbonus 90%: tutte le novità e come fare richiesta

Se inizialmente il Superbonus prevedeva una detrazione del 110% per agevolare i lavori di efficientamento energetico negli edifici abitativi dal 17 febbraio 2023 il nuovo Superbonus 90% ha ridotto la percentuale di detrazione (a esclusione di quanti hanno presentato la Comunicazione di Inizio Lavori Asseverata Superbonus prima di tale data) e ha posto fine definitivamente alla cessione del credito. Introdotto con il D. Lgs. 34/2020 il Superbonus 110% consentiva infatti di effettuare i lavori rientranti nel bonus senza doverli pagare, o era possibile avvalersi della cessione del credito a una società o una banca.

Si può recuperare anche il 10% non agevolato

Per il Superbonus 90% l’Agenzia delle Entrate attingerà a un fondo di 20 milioni di euro per erogare i contributi, determinando il valore degli stessi in base alla quantità delle richieste ricevute. L’importo a cui si avrebbe diritto potrebbe quindi ridursi fino al 90% se i fondi non dovessero essere sufficienti.
Un’altra novità riguarda il comunicato dell’Agenzia delle Entrate, che apre ufficialmente la possibilità di inviare la domanda per richiedere un contributo a fondo perduto sulle spese detraibili dal Superbonus 90% relative al 10% non agevolato. In altre parole, significa che se nel corso del 2023 sono stati effettuati lavori di efficientamento energetico rientranti nell’agevolazione, si avrà la possibilità di richiedere un contributo per recuperare anche i costi che non sono stati detratti.

Reddito per accedere al contributo max 15.000 euro annui

Il massimo del contributo erogabile per richiedente è di 9.600 euro, che corrisponde al 10% di 96.000 euro, ovvero il tetto massimo di spese detraibili con il Superbonus 90%.
Ciò vale anche nel caso in cui sono state spese cifre più elevate per l’efficientamento della casa.
Per quanto riguarda i requisiti per poter ottenere accoglimento della domanda,  gli interventi circoscritti al Superbonus 90% devono essere stati effettuati dal 1° gennaio al 31 ottobre 2023, compresi quelli delle parti comuni di un condominio. Inoltre, il reddito del nucleo familiare non deve essere superiore a 15.000 euro annui, e deve fare riferimento all’anno di imposta 2022.

Richiesta inoltrabile fino al 31 ottobre 2023

Da gennaio 2023 sono anche cambiati i requisiti per accedere al Superbonus per quanto riguarda le ville unifamiliari. Anche in questo caso, reddito non superiore a 15.000 euro annui, e prima casa, nonché abitazione principale, l’oggetto di destinazione dei lavori. L’istanza potrà essere presentata esclusivamente per via telematica attraverso la piattaforma dell’Agenzia, accedendo con le credenziali SPID, CNS o CIE, o eventualmente facendosi aiutare da un Caf. Il periodo di presentazione è dal 2 al 31 ottobre 2023 e non potrà essere presentata più di una domanda di contributo dal richiedente. L’esito dell’accoglimento sarà disponibile entro il 30 novembre 2023.

Troppo lavoro, poca vita: lo pensa quasi il 90% degli italiani

L’87% degli occupati in Italia afferma di dedicare troppo tempo al lavoro. Lo segnalano le ultime ricerche presentate nell’incontro “Il senso del lavoro oggi” organizzato da Unioncamere e la Fondazione per la Sussidiarietà. Questi dati riflettono un’ampia percezione tra i lavoratori italiani riguardo alla necessità di trovare un migliore equilibrio tra vita professionale e personale.

Per oltre il 64% degli intervistati il lavoro serve solo per guadagnare 

Inoltre, il 64,4% degli intervistati ritiene che il lavoro serva solo a ottenere le risorse economiche necessarie per vivere. Questa percezione aumenta al 69,7% tra i giovani. Questi dati mettono in evidenza una crescente consapevolezza tra i lavoratori italiani della necessità di trovare un significato più profondo nel proprio lavoro, al di là del mero scopo economico.

Meno del 50% dei Gen Z non ritiene il lavoro centrale per la propria identità

A livello globale, il 62% dei Millennials considera il lavoro come centrale per la propria identità. Tuttavia, tra la Generazione Z (nati tra il 1997 e il 2012), solo il 49% ha la stessa opinione, suggerendo una diversa prospettiva sul lavoro tra le generazioni più giovani. Durante l’incontro, è stato sottolineato l’importante ruolo del lavoro nella vita delle persone e la valenza di rimettere la persona al centro dell’impresa e dell’economia. Questa visione implica la necessità di attribuire al lavoro il ruolo di azione che risponde ai bisogni e ai problemi della vita, piuttosto che subordinarlo al profitto o all’assistenzialismo.

I quattro obiettivi nelle politiche di sostegno al lavoro

Sono stati identificati quattro obiettivi principali nelle politiche di sostegno al lavoro: aumentare le opportunità di lavoro, migliorare l’accessibilità alle offerte di lavoro esistenti, sostenere coloro che sono senza occupazione attraverso la formazione e promuovere una distribuzione più equa ed efficiente del reddito. Le nuove dinamiche del mondo del lavoro riflettono la crescente importanza di elementi come la solidità economica, la work-life balance, la condivisione dei valori aziendali e la sicurezza. Questi aspetti influenzano le decisioni dei lavoratori e sono considerati prioritari nella ricerca di un lavoro significativo.

Come rispondono le aziende? 

Le aziende stanno rispondendo a queste nuove esigenze dei lavoratori, adottando pratiche per trattenere i talenti, come incentivi economici, un miglior equilibrio tra vita e lavoro, la valorizzazione del ruolo e lo sviluppo delle competenze. Queste iniziative stanno contribuendo a migliorare la produttività e la soddisfazione dei dipendenti.
Infine, è stato evidenziato che il mondo del lavoro sta subendo profonde trasformazioni a livello globale, con un crescente impatto della tecnologia sull’organizzazione del lavoro, sulle competenze richieste e sulle forme di lavoro. Queste trasformazioni stanno generando sfide come il mismatch tra domanda e offerta di occupazione, che richiedono soluzioni innovative e politiche di adattamento.