Quanta energia può generare un impianto fotovoltaico a Torino?

Sempre più utenti stanno pensando di passare al fotovoltaico così da ridurre le spese della bolletta per la fornitura energetica, considerando anche i recenti rincari.

Il Piemonte in particolare, è tra le regioni italiane che hanno fatto registrare numeri maggiormente in crescita in questa transizione verso la produzione di energia “pulita”.

Vediamo allora di seguito quanta energia può generare un impianto fotovoltaico a Torino, una città con una buona esposizione al sole e che può essere usata come metro di paragone anche per le altre città vicine.

Efficienza dei pannelli fotovoltaici

L’efficienza dei pannelli fotovoltaici è un fattore importante che determina la quantità di energia che un impianto può generare. L’efficienza di questi pannelli è espressa in percentuale e indica la quantità di luce solare che viene convertita in energia elettrica.

I pannelli fotovoltaici più comuni hanno un’efficienza di circa 15-20%. Ciò significa che per ogni 100 watt di luce solare che colpiscono un pannello, circa 15-20 watt vengono convertiti in energia elettrica.

Già questa sarebbe un’ottima scelta per un impianto domestico, una soluzione dal rapporto prezzo/rendimento molto centrato e dunque perfetta per le necessità di una famiglia, ad esempio.

Quanta energia può generare un impianto fotovoltaico a Torino?

Torino è una città italiana con un’ottima esposizione al sole. La città riceve infatti circa 331,32 ore di sole all’anno, numeri per i quali un impianto fotovoltaico può essere certamente sfruttato a dovere.

Per calcolare la quantità di energia che può generare un impianto fotovoltaico, è necessario considerare i seguenti fattori:

  • Efficienza dei pannelli fotovoltaici
  • Esposizione al sole
  • Dimensioni dell’impianto

Per esempio, un impianto fotovoltaico da 3 kW, con pannelli fotovoltaici da 15% di efficienza, installato a Torino, può generare circa 2.700 kWh di energia all’anno.

Oltre alla potenza dell’impianto, è importante considerare anche l’orientamento e l’inclinazione dei moduli fotovoltaici, i quali dovrebbero essere orientati a sud e inclinati ad un angolo di circa 30 gradi.

Inoltre, è importante considerare le condizioni climatiche della zona. La produzione di energia da un impianto fotovoltaico diminuisce in quei momenti in cui ci sono condizioni di cielo nuvoloso o quando piove.

Calcolo della quantità di energia generata

Per calcolare la quantità di energia, ad esempio, generata dagli impianti fotovoltaici installati a Torino, è possibile utilizzare la seguente formula:

Energia generata (kWh) = potenza dell’impianto (kW) * efficienza dei pannelli fotovoltaici * ore di sole all’anno

Ad esempio, per calcolare la quantità di energia generata da un impianto fotovoltaico da 3 kW, con pannelli fotovoltaici da 15% di efficienza, installato a Torino, è possibile utilizzare la seguente formula:

Energia generata (kWh) = 3 kW * 0,15 * 331,32 ore
Energia generata (kWh) = 1.594,96 kWh

Incentivi per l’installazione di impianti fotovoltaici

In Italia, sono disponibili diversi incentivi per l’installazione di impianti fotovoltaici. Questi incentivi possono ridurre il costo dell’impianto e rendere più conveniente l’investimento.

Al momento, gli incentivi più importnati per l’installazione di impianti fotovoltaici sono:

  • Superbonus 110%
  • Bonus ristrutturazione 50%
  • Conto Termico
  • Detrazioni fiscali

È importante informarsi sui vari incentivi disponibili per poter beneficiare delle migliori opportunità, anche in relazione ad eventuali lavori di ristrutturazione da effettuare in casa.

Conclusione

Un impianto fotovoltaico da 3 kW installato a Torino può generare circa 2.700 kWh di energia all’anno. Questa quantità di energia è sufficiente per soddisfare il consumo energetico medio di una famiglia di 4 persone, o quantomeno garantire un importante risparmio in bolletta.

Se stai pensando di passare al fotovoltaico, la tua è un’ottima scelta che ti permetterà di risparmiare sui costi dell’approvvigionamento energetico, ridurre la tua dipendenza dalla rete elettrica e di contribuire alla tutela dell’ambiente.

Ristorazione commerciale: il mercato torna ai valori pre-pandemia

A livello globale nel 2022 il settore della ristorazione commerciale si è attestato su un valore di 2.626 miliardi di euro, con un tasso di crescita annuo (Cagr) del +4,5%. L’Europa e i Paesi asiatici sono le aree che cresceranno maggiormente fino al 2027, rispettivamente del +2,8% e +6,4%. E l’Italia rappresenta il secondo paese nel mercato europeo.

Emerge dal primo Osservatorio sulla ristorazione nei Centri Commerciali in Italia, nato dall’iniziativa Aigrim-Cncc e realizzato da Deloitte.
L’Osservatorio ha l’obiettivo di analizzare, su base continuativa, diversi indicatori di prestazione della ristorazione nei centri commerciali per fornire elementi utili a definire direttive strategiche, e azioni di miglioramento delle performance del comparto.

Aumentano i consumi alimentari fuori casa

A livello nazionale il settore della ristorazione è in forte crescita, soprattutto nei centri commerciali, nei quali mostra una crescente rilevanza sul fatturato complessivo (pari al 6%), con un volume d’affari stimato nel 2022 a 4,9 miliardi di euro.
L’incidenza nelle vendite relative alla ristorazione all’interno dei centri commerciali passa dal 9% del 2022 all’11% nel primo semestre 2023.

Il primo semestre del 2023 mostra poi un trend fortemente positivo per il comparto dei centri commerciali, trainato dalla ristorazione (+9,1% vs 2019 e +25,1% vs 2022).
Negli ultimi mesi del 2023 in Italia anche la spesa delle famiglie per i consumi alimentari fuori casa mostra un trend migliorativo, dimostrandosi resiliente al contesto esterno, a differenza di altre categorie merceologiche.

Incidenza della filiera sul PIL intorno al 20%

“I dati dell’Osservatorio Aigrim-Cncc realizzato da Deloitte confermano ancora una volta quanto il comparto della ristorazione, inserito nella filiera agroalimentare e turistica allargata, sia strategico e di fondamentale importanza per il Paese, con un’incidenza della filiera sul Pil attestata intorno al 20% – commenta il presidente di Aigrim, Cristian Biasoni -. Dopo le forti difficoltà del periodo pandemico, il comparto è tornato al valore precedente al 2020, riassestando la traiettoria di crescita. Per il 2024 gli operatori del settore sono fiduciosi, l’anno appena trascorso è stato molto positivo, e lo sarà anche il 2024”.

Il Nord Est traina la crescita

Il comparto della ristorazione genera un ricavo medio per metro quadrato annuale pari a 6,3mila euro/m2, con un valore negli ultimi 12 mesi che registra una crescita a doppia cifra rispetto al 2022 (+20%). A livello geografico ila crescita è principalmente trainata dal Nord Est (+32%).

“In questo clima di fiducia e crescita, serve mettere al centro le persone. Il lavoro della ristorazione è impegnativo e spesso si svolge in contesti non facili, ma si può fare tanto in termini di welfare – aggiunge Biasoni -. Il problema delle persone in questo comparto esiste, e serve l’impegno di tutti gli interlocutori, istituzioni comprese”.

L’economia verde? Assicura più vantaggi rispetto ai costi

La transizione verso un’economia verde, decarbonizzata, circolare e rigenerativa offre vantaggi economici superiori ai costi associati ed è una straordinaria opportunità di sviluppo, innovazione e creazione di posti di lavoro. In particolare, la decarbonizzazione dell’economia italiana, nel periodo 2020-2030, comporta un costo annuale di 14,7 miliardi di euro.
Tuttavia, questo sforzo genera un risparmio diretto di 6,6 miliardi di euro all’anno e stimola un settore con un indotto che contribuisce con ben 53 miliardi di euro all’anno alle entrate statali, un valore notevolmente superiore a quello di molte leggi di bilancio.

430mila nuovi posti di lavoro entro il 2030

Gli investimenti nelle energie rinnovabili, con l’obiettivo di raggiungere una capacità di 123 GW entro il 2030, potrebbero generare la creazione di 430.000 nuovi posti di lavoro. Inoltre, l’adozione di pratiche circolari nella gestione dei rifiuti porterebbe a 97.000 nuovi posti di lavoro. Infine, investire nel ripristino degli ecosistemi, con una spesa di 261 milioni di euro, genererebbe un valore aggiunto 10 volte superiore. Questi dati emergono dalla 12ª edizione degli Stati Generali della Green Economy, a Rimini all’interno di Ecomondo, organizzata dal Consiglio Nazionale della Green Economy in collaborazione con il Mase e la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.
Secondo Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, la transizione ecologica, sebbene impegnativa e costosa, è in grado di generare benefici economici e sociali superiori ai costi. Ogni euro investito in questa transizione produce un valore positivo in termini economici e sociali.
Questa transizione non solo è necessaria per affrontare la crisi climatica ed ecologica ma rappresenta anche un’opportunità imperdibile per rilanciare in modo sostenibile l’economia italiana, che altrimenti sarebbe in stagnazione.

Quali “risparmi” se si attuassero appieno gli obiettivi di decarbonizzazione europei? 

Se si attuassero appieno gli obiettivi di decarbonizzazione europei entro il 2030, ci sarebbe un risparmio totale dei costi energetici ed delle emissioni di circa 66 miliardi di euro. Questo avrebbe un effetto moltiplicatore sulle attività economiche e sulle entrate statali, con un aumento delle entrate fiscali stimato a 529,5 miliardi di euro entro il 2030, a fronte di un investimento aggiuntivo di 147 miliardi di euro.

Inoltre, la piena circolarità economica porterebbe a una riduzione del 14,5% del consumo complessivo dei materiali entro il 2030 rispetto al 2020, con una diminuzione della quantità di rifiuti prodotti. Questo migliorerebbe notevolmente il tasso di riciclo, raggiungendo l’89,8% entro il 2030.

I benefici per l’ambiente (e per tutti)

Infine, un’economia rigenerativa implica il ripristino del capitale naturale danneggiato. Ciò comprende l’incremento dell’erosione del suolo, la trasformazione della copertura del suolo e la scomparsa della vegetazione naturale, che hanno causato perdite economiche significative. Tuttavia, l’Italia potrebbe beneficiare di circa 2,4 miliardi di euro dal ripristino degli ecosistemi, compensando i costi di intervento per la tutela ambientale.

In conclusione, la transizione verso un’economia sostenibile non solo è un obbligo per affrontare le sfide ambientali, ma rappresenta anche un’opportunità economica significativa con benefici a lungo termine per l’Italia.

Ora Google Meet leviga la pelle e sbianca i denti durante le video call

Novità per Google, che introduce nuove funzionalità ‘estetiche’ a Meet, la sua app di videoconferenza.
Il colosso di Montain View sta infatti implementando una possibilità molto richiesta dagli utenti, quella di applicare effetti di abbellimento e ritocco del volto durante le videochiamate.

Questa novità è stata annunciata il 18 ottobre durante l’aggiornamento di Google Workspace. Attualmente è in fase di implementazione solo su Google Meet per dispositivi mobili Android e iOS in possesso degli utenti che adottano le nuove funzioni della app in versione beta.
L’accesso esteso agli altri account è programmato per il 28 ottobre, mentre entro la fine del 2023 Google ha dichiarato di avere intenzione di introdurre la funzione di ritocco anche su Google Meet per il web.

Due modalità, Discreta e Levigatura, per correzioni leggere o più incisive  

Al momento sono due le modalità ritratto disponibili e che consentono di apportare diverse correzioni estetiche, in particolare, levigatura della pelle, schiarimento delle occhiaie e sbiancamento dei denti.
La prima è la modalità Discreta, che come suggerisce il nome offre correzioni ‘leggere’. La seconda, invece, è la modalità Levigatura, ed è un po’ più incisiva nelle migliorie apportate all’aspetto.

Indipendentemente dalla modalità scelta, Google sostiene che gli utenti potranno apportare ‘leggere correzioni all’aspetto’ fisico in tempo reale, e aggiunge che la funzione di ritocco non è stata progettata per apportare modifiche sostanziali.

Il ritocco non è per tutti: solo per account premium

Il ritocco risulterà comunque disattivato per impostazione predefinita, e potrà quindi essere attivato nelle impostazioni di Google Meet.

La funzione sarà però disponibile solo per gli utenti con account Google premium, tra cui Business Standard, Business Plus, Enterprise Essentials, Education Plus, Google One e Google Workspace Individual.
Gli utenti con un account Google personale non avranno quindi accesso a questa funzione.

Perché Google non ci ha pensato prima?

Nonostante l’ampia diffusione di filtri ed effetti di levigatura del viso su altre app legate ai video, come TikTok e Instagram, è sorprendente che Google ci abbia messo così tanto tempo per introdurre strumenti simili su Meet.
Al contrario, app concorrenti di videoconferenza come Microsoft Teams e Zoom offrono già una varietà di funzionalità di ‘miglioramento’, che non si limitano a sfocare la pelle degli utenti, ma applicano addirittura effetti di trucco virtuale, riporta Adnkronos.

In ogni caso, riferisce DayFRitalian, gli utenti di Meet potranno visualizzare le modifiche prima di avviare una chiamata per vedere se gli piace il loro aspetto. Sarà comunque possibile attivare la funzione durante una chiamata: per farlo, premere i tre punti nell’angolo in basso a destra dello schermo e selezionare Impostazioni. Da lì, scorrere semplicemente verso il basso e abilitare l’opzione Ritratto modificato nella sezione Video.

Strategie di visual merchandising per aumentare le vendite in tuo negozio

Il visual merchandising è una pratica di marketing fondamentale per il successo di un negozio, qualsiasi sia la categoria commerciale.

Si tratta di un insieme di strategie e tecniche che consentono di presentare i prodotti in modo attraente e invitante, al fine di influenzare le decisioni di acquisto dei clienti.

Se non hai una chiara idea di cosa stiamo parlando, di seguito evidenzieremo alcune strategie di visual merchandising che puoi facilmente implementare nel tuo negozio per aumentare le vendite.

Crea una vetrina accattivante

La vetrina è il primo punto di contatto tra il tuo negozio e i potenziali clienti. Assicurati che questa sia accattivante e che rifletta l’immagine del tuo brand.

Utilizza elementi visivi quali colori vivaci, illuminazione strategica (il neon led è perfetto per l’insegna) e oggetti decorativi per attirare l’attenzione dei passanti.

Mostra i prodotti in modo creativo, utilizzando manichini o espositori a tema. Cambia regolarmente la vetrina per mantenere vivo l’interesse dei clienti e seguire le stagioni o le promozioni in corso.

Organizza il layout del negozio in modo logico

Un layout ben organizzato facilita l’esperienza dei clienti in negozio e li guida verso i prodotti che desiderano. Posiziona i prodotti più richiesti o di tendenza in posizioni strategiche, come vicino l’ingresso o lungo i corridoi principali dove possano essere ben esposti.

Utilizza cartellini chiari e informativi per indicare i prezzi e le offerte speciali. Crea zone tematiche o aree specifiche per categorie di prodotti, in modo da semplificare la ricerca dei clienti e incoraggiare l’esplorazione dell’intero negozio.

Utilizza l’illuminazione in modo efficace

L’illuminazione svolge un ruolo fondamentale quando si parla di visual merchandising: utilizza luci ben posizionate per mettere in evidenza i prodotti e creare l’atmosfera desiderata.

Sfrutta anche le utilissime luci focali o faretti per evidenziare i prodotti che si trovano in vetrina o su espositori particolari.

Assicurati inoltre che l’illuminazione sia uniforme in tutto il negozio, evitando di creare zone buie o eccessivamente illuminate. Sperimenta diverse tonalità di luce per creare un’atmosfera che sia accogliente e invitante.

Utilizza materiali e allestimenti creativi

Utilizza materiali e allestimenti creativi per rendere i prodotti più interessanti e attraenti per i clienti.

Ad esempio, utilizza specchi per creare un maggior senso di spazio o vetrine interattive per coinvolgere o incuriosire le persone.

Utilizza materiali di alta qualità per esporre i prodotti, come velluto o legno, per conferire un’immagine di prestigio. Sperimenta diverse disposizioni e presentazioni dei prodotti per creare un impatto visivo sorprendente e stimolare l’interesse dei clienti.

Cura i dettagli

I dettagli fanno la differenza, anche e soprattutto nel visual merchandising. Assicurati per questo di:

  • Fare in modo che i prodotti siano ben sistemati e ordinati sugli scaffali o negli espositori.
  • Mantienere un ambiente pulito e ordinato rimuovendo regolarmente la polvere o gli scatoloni.
  • Aggiornare regolarmente i cartellini dei prezzi e la cartellonistica delle promozioni in corso.
  • Offrire aree ai clienti spazi in cui ci siano poltrone o aree di prova ricche di specchi, per migliorare l’esperienza complessiva di acquisto.

Conclusioni

Il visual merchandising è un potente strumento in grado di influenzare le decisioni di acquisto dei clienti e aumentare le vendite in negozio.

Per questo motivo fai bene ad adottare le soluzioni per una vetrinistica più accattivante, oltre a tutte le idee che ti consentono di creare un ambiente invitante e coinvolgente per i clienti anche all’interno del punto vendita.

Ricorda infine di monitorare e registrare i risultati ottenuti grazie alle tue strategie di visual merchandising, apportando eventuali modifiche o aggiustamenti in base ai feedback dei clienti e alle analisi delle vendite effettuate nel corso del tempo.

Italia, clima pazzo: che effetto ha sugli elettrodomestici?

L’Italia è nella lista dei paesi più vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico, con il 75% delle abitazioni potenzialmente soggette a rischi per calamità naturali. Nel corso del 2023, la frequenza e l’intensità dei fenomeni meteorologici hanno registrato livelli inimmaginabili. Secondo il report di Legambiente, tra gennaio e maggio 2023, gli eventi climatici estremi hanno registrato un aumento del +135% rispetto allo stesso periodo del 2022.

I pericoli delle temperature eccessive

Il caldo eccessivo, ormai comune, porta con sé il rischio di sovraccarichi nella rete elettrica, con conseguenti blackout e sbalzi di tensione che danneggiano le apparecchiature collegate. Se si ha sottoscritto un’assicurazione ad hoc, la richiesta di risarcimento per danni elettrici è il primo passo verso la compensazione. Ma come questi eventi climatici estremi del 2023 hanno influenzato le richieste di risarcimento?

Aumentano le richieste di risarcimento per danni elettrici 

Secondo i dati di GfK Claim Manager, tra gennaio e giugno 2023, le richieste di risarcimento per danni elettrici sugli elettrodomestici sono cresciute del +15,6% rispetto allo stesso periodo del 2022. I mesi di maggio e giugno hanno visto i picchi più evidenti, con un +28% e un +44% di richieste rispetto all’anno precedente.

Gli elettrodomestici più colpiti

Tra le categorie di elettrodomestici, i televisori hanno registrato un aumento del +38% nelle richieste di risarcimento rispetto al 2022, seguiti da lavatrici (+4%) e frigoriferi (+7%). Le richieste relative ai danni alle caldaie a gas sono rimaste stabili (-0,8%), mentre le richieste di risarcimento per le lavastoviglie sono diminuite del -7%.

Andamento dei prezzi

GfK Claim Manager consente di monitorare anche l’andamento del prezzo medio degli elettrodomestici oggetto di richieste di risarcimento. Grazie alle informazioni sui prezzi di mercato, GfK può fornire uno strumento affidabile per migliorare l’efficienza del processo di liquidazione, considerando l’attuale contesto di elevata inflazione. I dati relativi ai primi sei mesi del 2023 mostrano un incremento del prezzo medio per le principali categorie di elettrodomestici oggetto di sinistri. In particolare, il prezzo medio delle lavatrici è aumentato del +14%, quello dei televisori del +11%, delle caldaie a gas del +10%, e delle lavastoviglie del +5%. In controtendenza, i frigoriferi hanno visto una riduzione del prezzo medio del -12% nel periodo analizzato.

Superbonus 90%: tutte le novità e come fare richiesta

Se inizialmente il Superbonus prevedeva una detrazione del 110% per agevolare i lavori di efficientamento energetico negli edifici abitativi dal 17 febbraio 2023 il nuovo Superbonus 90% ha ridotto la percentuale di detrazione (a esclusione di quanti hanno presentato la Comunicazione di Inizio Lavori Asseverata Superbonus prima di tale data) e ha posto fine definitivamente alla cessione del credito. Introdotto con il D. Lgs. 34/2020 il Superbonus 110% consentiva infatti di effettuare i lavori rientranti nel bonus senza doverli pagare, o era possibile avvalersi della cessione del credito a una società o una banca.

Si può recuperare anche il 10% non agevolato

Per il Superbonus 90% l’Agenzia delle Entrate attingerà a un fondo di 20 milioni di euro per erogare i contributi, determinando il valore degli stessi in base alla quantità delle richieste ricevute. L’importo a cui si avrebbe diritto potrebbe quindi ridursi fino al 90% se i fondi non dovessero essere sufficienti.
Un’altra novità riguarda il comunicato dell’Agenzia delle Entrate, che apre ufficialmente la possibilità di inviare la domanda per richiedere un contributo a fondo perduto sulle spese detraibili dal Superbonus 90% relative al 10% non agevolato. In altre parole, significa che se nel corso del 2023 sono stati effettuati lavori di efficientamento energetico rientranti nell’agevolazione, si avrà la possibilità di richiedere un contributo per recuperare anche i costi che non sono stati detratti.

Reddito per accedere al contributo max 15.000 euro annui

Il massimo del contributo erogabile per richiedente è di 9.600 euro, che corrisponde al 10% di 96.000 euro, ovvero il tetto massimo di spese detraibili con il Superbonus 90%.
Ciò vale anche nel caso in cui sono state spese cifre più elevate per l’efficientamento della casa.
Per quanto riguarda i requisiti per poter ottenere accoglimento della domanda,  gli interventi circoscritti al Superbonus 90% devono essere stati effettuati dal 1° gennaio al 31 ottobre 2023, compresi quelli delle parti comuni di un condominio. Inoltre, il reddito del nucleo familiare non deve essere superiore a 15.000 euro annui, e deve fare riferimento all’anno di imposta 2022.

Richiesta inoltrabile fino al 31 ottobre 2023

Da gennaio 2023 sono anche cambiati i requisiti per accedere al Superbonus per quanto riguarda le ville unifamiliari. Anche in questo caso, reddito non superiore a 15.000 euro annui, e prima casa, nonché abitazione principale, l’oggetto di destinazione dei lavori. L’istanza potrà essere presentata esclusivamente per via telematica attraverso la piattaforma dell’Agenzia, accedendo con le credenziali SPID, CNS o CIE, o eventualmente facendosi aiutare da un Caf. Il periodo di presentazione è dal 2 al 31 ottobre 2023 e non potrà essere presentata più di una domanda di contributo dal richiedente. L’esito dell’accoglimento sarà disponibile entro il 30 novembre 2023.

Troppo lavoro, poca vita: lo pensa quasi il 90% degli italiani

L’87% degli occupati in Italia afferma di dedicare troppo tempo al lavoro. Lo segnalano le ultime ricerche presentate nell’incontro “Il senso del lavoro oggi” organizzato da Unioncamere e la Fondazione per la Sussidiarietà. Questi dati riflettono un’ampia percezione tra i lavoratori italiani riguardo alla necessità di trovare un migliore equilibrio tra vita professionale e personale.

Per oltre il 64% degli intervistati il lavoro serve solo per guadagnare 

Inoltre, il 64,4% degli intervistati ritiene che il lavoro serva solo a ottenere le risorse economiche necessarie per vivere. Questa percezione aumenta al 69,7% tra i giovani. Questi dati mettono in evidenza una crescente consapevolezza tra i lavoratori italiani della necessità di trovare un significato più profondo nel proprio lavoro, al di là del mero scopo economico.

Meno del 50% dei Gen Z non ritiene il lavoro centrale per la propria identità

A livello globale, il 62% dei Millennials considera il lavoro come centrale per la propria identità. Tuttavia, tra la Generazione Z (nati tra il 1997 e il 2012), solo il 49% ha la stessa opinione, suggerendo una diversa prospettiva sul lavoro tra le generazioni più giovani. Durante l’incontro, è stato sottolineato l’importante ruolo del lavoro nella vita delle persone e la valenza di rimettere la persona al centro dell’impresa e dell’economia. Questa visione implica la necessità di attribuire al lavoro il ruolo di azione che risponde ai bisogni e ai problemi della vita, piuttosto che subordinarlo al profitto o all’assistenzialismo.

I quattro obiettivi nelle politiche di sostegno al lavoro

Sono stati identificati quattro obiettivi principali nelle politiche di sostegno al lavoro: aumentare le opportunità di lavoro, migliorare l’accessibilità alle offerte di lavoro esistenti, sostenere coloro che sono senza occupazione attraverso la formazione e promuovere una distribuzione più equa ed efficiente del reddito. Le nuove dinamiche del mondo del lavoro riflettono la crescente importanza di elementi come la solidità economica, la work-life balance, la condivisione dei valori aziendali e la sicurezza. Questi aspetti influenzano le decisioni dei lavoratori e sono considerati prioritari nella ricerca di un lavoro significativo.

Come rispondono le aziende? 

Le aziende stanno rispondendo a queste nuove esigenze dei lavoratori, adottando pratiche per trattenere i talenti, come incentivi economici, un miglior equilibrio tra vita e lavoro, la valorizzazione del ruolo e lo sviluppo delle competenze. Queste iniziative stanno contribuendo a migliorare la produttività e la soddisfazione dei dipendenti.
Infine, è stato evidenziato che il mondo del lavoro sta subendo profonde trasformazioni a livello globale, con un crescente impatto della tecnologia sull’organizzazione del lavoro, sulle competenze richieste e sulle forme di lavoro. Queste trasformazioni stanno generando sfide come il mismatch tra domanda e offerta di occupazione, che richiedono soluzioni innovative e politiche di adattamento.

Italiani e acquisti, cresce l’utilizzo della formula Buy Now Pay Later

La formula “Compra ora paga dopo” (BNPL) sta guadagnando sempre più popolarità tra gli italiani, registrando tassi di crescita notevolmente superiori rispetto al tradizionale credito al consumo di piccolo importo. I Millennials e la Generazione Z costituiscono il 71% degli utenti, e oltre il 50% delle richieste BNPL riguarda importi inferiori a 500 euro. Negli ultimi anni, il fenomeno del “Compra ora paga dopo” ha rapidamente preso piede in tutto il mondo. 

La carta di credito è ancora il metodo di pagamento online più disffuso

In Italia, sebbene la carta di credito sia ancora il metodo di pagamento online più diffuso, soprattutto per transazioni di alto valore, il BNPL sta registrando una crescita annuale a due cifre. Nel 2022, i prodotti BNPL erogati in Italia sono aumentati del 47%, in accelerazione rispetto al +35% del 2021. Questo trend conferma che il BNPL sta crescendo a ritmi molto più elevati rispetto al tradizionale credito al consumo di piccolo importo (che ha registrato un +13% nel 2021 e un +5% nel 2022).
Questi dati emergono da un’analisi condotta da CRIF sul proprio vasto ecosistema di dati, che comprende oltre 90 milioni di posizioni creditizie, al fine di evidenziare le caratteristiche effettive di questo fenomeno.

Cambiano le abitudini di acquisto

Simone Capecchi, Executive Director di CRIF, spiega che l’industria del BNPL in Italia sta vivendo una crescita significativa, con sempre più aziende che offrono questo servizio e con l’incremento di operatori specializzati. Le nuove abitudini di acquisto degli italiani, orientate verso l’e-commerce, il digitale e le nuove tecnologie finanziarie, insieme all’apertura dei commercianti verso questa modalità di pagamento, hanno reso il BNPL una scelta comune sia sui siti web che nei negozi fisici, soprattutto per acquisti di piccolo importo inferiori ai 500 euro.

Il BNPL ha una stagionalità più marcata

CRIF ha analizzato i finanziamenti BNPL, caratterizzati da ticket molto bassi e piani di rimborso brevi, confrontandoli con i tradizionali finanziamenti di piccolo importo, rilevando una stagionalità più marcata per il BNPL, con erogazioni nel secondo semestre superiori in media del 41%. Questo suggerisce che il BNPL è strettamente legato a comportamenti d’acquisto concentrati soprattutto nel periodo natalizio.

Per cosa si usa e qual è il ticket medio?

Inoltre, il BNPL si sta diffondendo in settori al di fuori del retail, come il settore dei viaggi (in forte digitalizzazione), l’assicurazione (con la possibilità di pagare le polizze a rate) e il B2B (tramite piattaforme specializzate che offrono dilazioni di pagamento per transazioni tra imprese). Il ticket medio del BNPL è significativamente più basso rispetto al tradizionale credito al consumo, con oltre il 50% delle richieste inferiore ai 500 euro. Questo dimostra che il BNPL è visto più come un metodo di pagamento che come una forma di finanziamento.

Milano è la città più multata della Lombardia

Milano, con 151 milioni di euro, è la città che nel 2022 in Lombardia ha incassato i maggiori proventi derivanti da sanzioni legate all’accertamento delle violazioni al Codice della Strada, ma è anche prima a livello nazionale. Nella graduatoria regionale seguono Brescia (11 milioni) e Bergamo (7 milioni), mentre sul versante opposto della classifica, la prima è Sondrio, con quasi 343mila euro, Lodi (369mila) e Cremona (quasi 1,2 milioni di euro). Emerge dall’analisi congiunta Facile.it e Assicurazione.it, realizzata esaminando i rendiconto dei proventi delle violazioni del Codice della Strada pubblicati dalle città capoluogo lombarde.

Nel 2022 in media 174 euro di multe pro capite

Nel 2022 l’importo complessivo raccolto nella regione supera 193 milioni e mezzo di euro, valore che fa guadagnare alla Lombardia il primo posto nella classifica nazionale. Confrontando le somme incassate con il numero di autovetture e motocicli iscritti nei registri della motorizzazione, la classifica lombarda cambia, anche se in prima posizione si trovano ancora i guidatori milanesi. Dai dati ufficiali ACI fanno capo a Milano oltre 870.000 veicoli tra auto e moto, e nel 2022 la ‘spesa pro capite’ per multe legate alle violazioni del Codice della Strada è stata di 174 euro, importo che fa guadagnare ai guidatori meneghini il primato dei più multati d’Italia.

I conducenti lodigiani sono i più virtuosi

Nella graduatoria regionale in seconda posizione si posizionano i conducenti pavesi (quarti nella classifica nazionale) che in media nel 2022 hanno dovuto pagare contravvenzioni pari a 129 euro di importo, mentre al terzo posto i mantovani, dove la ‘multa pro capite’ è pari a 92 euro.
Ai piedi del podio si trova Lecco (84 euro), seguita da Brescia (79 euro), Bergamo (78 euro), Varese (43 euro), Monza (42 euro) e Como, dove automobilisti e motociclisti, in media, hanno dovuto sostenere multe di importo pari a 34 euro. Sanzioni al di sotto dei 30 euro per Sondrio (23 euro), Cremona (22 euro) e Lodi, provincia che con una multa pro capite di soli 12 euro chiude la classifica della Lombardia.

Le contravvenzioni per eccesso di velocità

Limitando l’analisi ai soli proventi derivanti da violazioni ai limiti massimi di velocità emerge che tra le città capoluogo lombarde quella con i maggiori incassi è ancora una volta Milano, con poco meno di 13 milioni di euro nel 2022. Secondo posto ancora per Brescia (quasi 2 milioni di euro), mentre al terzo si classifica Cremona (quasi 310mila euro). Complessivamente, le città capoluogo di provincia lombarde hanno incassato, nel 2022, quasi 15,5 milioni di euro provenienti da violazioni dei limiti massimi di velocità.